Dove maltiamo l’orzo

Fonte: Cobibirragricola.it/

Il COBI , Consorzio Italiano di Produttori dell’Orzo e della Birra è l’unico consorzio italiano che riunisce gli agricoltori che, oltre ad essere coltivatori di orzo, sono contemporaneamente produttori di birra “artigianale”. 

Il consorzio nasce nelle Marche, per poi espandersi a tutta Italia, grazie ad una modifica legislativa, fortemente voluta dagli stessi fondatori, tramite Copagri, che assimila gli altri prodotti agricoli a quanto già avveniva con l’uva (materia prima del vino prodotto e commercializzato dagli stessi coltivatori). 

Tra questi prodotti agricoli, ora utilizzabili dall’agricoltore per produrre e commercializzare i suoi derivati, vi è l’orzo, materia prima fondamentale per produrre birra. 

Per legge, quindi, i produttori di birra agricola devono realizzare birra usando almeno il 51% (70% per gli aderenti al marchio “Birragricola“) della materia prima coltivata da loro stessi o dagli altri membri del Consorzio.

La birrificazione

Fonte: Wikipedia.org

La birrificazione (detta anche con il francesismo brassaggioha avuto inizio intorno al sesto millennio a.C. e i reperti archeologici suggeriscono che questa tecnica venne utilizzata nell’antico Egitto. Descrizioni di ricette per la preparazione della birra possono essere trovate in scritture sumere, fra le scritture antiche più conosciute.[1][2][3] Oggi la birrificazione avviene nei birrifici ad opera dei birrai e l’industria di produzione della birra è parte della maggioranza delle economie mondiali.

L’ingrediente base della birra è l’acqua, alla quale va aggiunta una fonte di amido, come ad esempio il malto d’orzo che è in grado di fermentare convertendosi in alcollievito per produrre la fermentazione e un aroma come il luppolo.[4] Una fonte secondaria di amido può essere il mais, il riso o lo zucchero.[5] Fra le fonti di amido meno utilizzate figurano anche il miglio, il sorgo e la radice di manioca in Africa, la patatain Brasile e l’agave in Messico.[6] Il quantitativo del contenuti di amido in una birra è indicato solitamente nella lista degli ingredienti.

Il processo di birrificazione consta di una serie di successive operazioni comprendenti la maltificazione, la macinazione, la miscelazione, la separazione, la bollitura, la fermentazione, la pastorizzazione, il filtraggio e l’imbottigliamento. Esistono tre metodi principali di fermentazione, a caldo, a freddo e spontanea. La fermentazione può avvenire in recipienti scoperti o coperti. Vi può essere poi una fermentazione secondaria che può avvenire nel birrificio, in botte o in bottiglia.

La birrificazione si riferisce in particolare al processo di macerazione, come ad esempio la preparazione del tè, del sakè e della salsa di soiaVino e sidro tecnicamente non seguono la stessa tecnica, ma derivano dalla spremitura del frutto intero con conseguente estrazione del liquido. L’idromele non segue lo stesso procedimento, dato che viene preparato sciogliendo il miele nell’acqua.

Humulus lupulus

Fonte: Wikipedia.org

Pianta erbacea perennecaducifoglia e latifoglia, con rizoma ramificato dal quale si estendono esili fusti rampicanti che possono raggiungere i 9–10 m di lunghezza, può vivere dai 10 ai 20 anni.
Le foglie sono cuoriformi, picciolate, opposte, munite di 3-5 lobi seghettati. La parte superiore si presenta ruvida al tatto per la presenza di numerosi peli, la parte inferiore è invece resinosa.
Essendo una specie dioica, i fiori maschio e femmina, unisessuali e di colore verdognolo, sono presenti su individui separati. I fiori maschili (o staminiferi) sono riuniti in pannocchie pendule e ciascuno presenta 5 tepali fusi alla base e 5 stami; i fiori femminili (o pistilliferi) presentano un cono membranoso che circonda un ovario munito di 2 lunghi stimmi pelosi. Si trovano raggruppati alle ascelle di brattee fogliacee, costituendo un’infiorescenza dalla caratteristica ed inconfondibile forma a cono.

La fioritura avviene in estate. L’impollinazione è anemofila (trasporto per mezzo del vento) e in settembre-ottobre, con la maturazione dei semi, le brattee assumono una consistenza cartacea che aumenta la dimensione del cono. I frutti sono degli acheni di colore grigio-cenere.
Le infiorescenze femminili sono ricche di ghiandole resinose secernenti una sostanza giallastra e dal sapore amaro chiamata lupulina, composta da α-acidi (umulone, adumulone e coumulone),β-acidi (lupulone, adlupulone e colupulone), da polifenoli (es. flobafeni, xantumolo) e numerosi oli essenziali, che vengono utilizzati per aromatizzare e conferire alla birra il suo gusto caratteristico.

Ci sono attualmente 5 varietà tassonomiche riconosciute nel genere Humulus e sono: lupulus – luppolo Europeo; cordifolius – luppolo Giapponese; lupuloides, neomexicanus, pubescens – luppoli Nordamericani.

Quella di “luppolo nobile” è una definizione storico-commerciale legata alla produzione della birra, assegnata arbitrariamente nel mondo brassicolo a quattro territori Europei nei quali si sono geneticamente isolate alcune popolazioni, queste sono: l’Hallertauer Mittelfrueh dalla regione dell’Hallertauer in Baviera; Tettnanger dalla regione del Tettnang in Germania nella zona del lago di Costanza; Spalt dalla Baviera in Germania a sud di Norimberga; e Saaz dalla regione di Zatec in Repubblica Ceca. Molte delle varietà di luppolo più diffuse commercialmente nei secoli scorsi, facevano riferimento nei tratti principali ad almeno una di queste specie nobili. Attualmente, nonostante il loro rapporto alfa acidi/beta acidi di 1:1 che fornisce un piacevole profilo aromatico accompagnato da un amaro gradevole, sono caratterizzati da una scarsa resa per ettaro e da un’elevata inclinazione alla contrazione di malattie.

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